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Arte e cultura

Van Gogh nel nuovo film “Loving Vincent”. Nuove ipotesi sulla sua vita

Una nuova ipotesi sulla morte di Van Gogh ci arriva dal lungometraggio d’animazione “Loving Vincent”. Realizzato in due anni con un investimento considerevole ne celebra l’arte e la vita, ipotizzando una morte diversa

Loving Vincent è il film lungometraggio su Van Gogh di 80 minuti annunciato due anni fa dalla giovane regista Dorota Kobiela. Grazie al sostegno della Breakthru Films, casa di produzione che nel 2008 vinse l’Oscar per Pierino e il Lupo, la regista polacca e un gruppo di creativi arrivano al 125° anniversario dalla morte di Van Gogh, con un film d’animazione da “colossal”. Le risorse sono state davvero imponenti: 800 documenti epistolari, 20 amici e familiari che hanno dato testimonianza diretta del vero Vincent, un team di 30 illustratori, che hanno messo in campo le tecniche più innovative del digitale e non solo, anche la capacità manuale di 60 pittori per riprodurre 860 opere e più di mille disegni.

Il metodo di lavoro che hanno messo a punto si chiama Painting Animation Work Stations (PAWS) e gli ha permesso di realizzare 56,800 frames dipinti con lo stile e le tecniche di Van Gogh montati su un’unica pellicola. Questo metodo consente a più pittori di lavorare contemporaneamente su un unico film, velocizzando parecchio i tempi di lavoro. Le risorse economiche dovevano per forza essere colossali per questo film su Van Gogh trovate grazie ad uno dei metodi più efficaci del momento: il crowdfunding, donazioni spontanee di privati che hanno voluto sostenere il progetto.

La piattaforma on line di crowdfunding è Kirckstarter dove il team è riuscito a raccogliere 40mila sterline (circa 4,5 milioni) e realizzare quello che inizialmente era stato concepito come un cortometraggio. Il produttore cambiò idea quando durante una mostra a Londra assistette alla fila di visitatori curiosi di leggere la biografia dell’artista. Un thriller che immagina di portare in vita tutti i personaggi dei ritratti di Van Gogh e che con interviste immaginarie si interrogano sui motivi della morte del pittore. Dalle loro parole, frutto anche dello studio di due storici dell’arte: Steven Naifeh e Gregory Smith autori di Van Gogh: The Life, fanno nascere nuovi interrogativi.

Si trattò davvero di suicidio, come ci racconta la biografia ordinaria su van Gogh? La storia vuole che nel 1870 fu trovato sanguinante nella casa di Auvers-sur-Oise da un amico al quale riferì che si era sparato con la rivoltella in un campo. Sofferente e afflitto da una depressione maniacale da molti anni, quella stessa sera Van Gogh morì, ma secondo i due storici si trattò di omicidio. Responsabili della morte di Van Gogh due ragazzi che si divertivano a beffeggiarlo con la pistola dalla quale partì un colpo. Questa ipotesi è avvalorata da alcune fonti non citate nel libro e da un’intervista ad uno dei due giovani, Renè Secretan che rilasciò dopo molti anni. Van Gogh già desideroso di morire non denunciò il fatto, lasciando ai posteri una verosimile verità.

La tecnologia e il video ci regalano l’emozione dell’arte di Van Gogh in movimento. Il film è davvero unico!

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Foto| lovingvincent



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