Teatro
Stigmata, i “segni” dell’arte di Jan Fabre nella retrospettiva al Maxxi di Roma
Preparativi agli sgoccioli per la Galleria4 del Maxxi di Roma, per una mostra da non perdere in collaborazione con la fondazione Romaeuropa.

Stigmata, che si inaugurerà domani, ripercorre la carriera di Jan Favre dal 1976-2013 con films, opere, collages, disegni, realizzati in Belgio e all’estero ed è curata da una star della curatela Germano Celant. Il titolo Stigmata ricorderà a Jan Fabre l’episodio di una folgorazione: di quando cioè a Bruges si trovò di fronte ai dipinti dei pittori fiamminghi e alla rappresentazione della sofferenza “senza esitazioni” tipica dei drammi religiosi medioevali: flagellazioni, corpi sanguinanti, ferite e stigmate appunto che hanno perfor-ato la sua realtà. Correva l’anno 1977 e Jan Fabre inizia le perfor-mances che vedono il corpo il punto focale in tutte le sue sfaccettature, fisiche e simboliche.
Non mancherà nulla della carriera dell’artista, che ha sapientemente varcato ogni confine creativo. Coreografia, pittura, performance, regia, editoria, sceneggiatura (a cui si dedica dagli anni’80) sono facce della stessa medaglia. Per questo umanista contemporaneo la performance non sarebbe nulla se non vi fosse stato lo studio della pittura, in particolare quella di Rubens, Van Dick,Van Eyck, Bosch e Rembrandt, che attraverso vere e proprie “licenze anatomiche” deformavano il corpo. L’errore, la messa in scena di un corpo vulnerabile e deforme, sempre pronto al cambiamento, corrisponde per Jan Fabre al desiderio di esplorare la carne. Nella performance My body, my blood, my landscape del 1978, eseguiva disegni utilizzando il proprio sangue, con l’intento non di impressionare, ma di iniziare da se stesso. Seguirà con l’uso di urina, lacrime, sperma e ossa umane al limite del barocco.
Più rassicuranti i disegni a Bic del suo Periodo Blu, che negli anni ’90 diventano di proporzioni monumentali fino a ricoprire interi monumenti come il castello ad Anversa. La bic intrappola piccoli insetti come farfalle e scarabei, in un vorticoso e automatico cielo filamentoso. Passione per l’entomologia tramandata dallo zio Jean-Henri Fabre e per le scienze biologiche che applicate al teatro vanno a scovare le somiglianze comportamentali tra uomo e animale.
Molte le performances che hanno sollevato critiche come quella dei gatti lanciati in aria del 2012 e molte le sculture che hanno perplesso l’opinione pubblica come la Pietà del 2011 dal volto scheletrico. Difficile rimanere indifferenti, soprattutto di fronte a questioni morali ed etiche con le quali si ha sempre meno familiarità, come la morte. L’universo simbolico di Jan Fabre sembra imporsi nella contemporaneità con messaggi umanisti e forse per questo “sovversivi”. Se l’avanguardia più estrema è radicata nella tradizione, la forza di Jan Fabre è nel saper coltivare il sogno romantico di un’ arte come creatrice di luoghi spirituali, che scopra vulnerabilità e imperfezioni per una maggiore consapevolezza di noi stessi.
Oltre alla mostra ci saranno due spettacoli teatrali dell’artista all’Eliseo e un incontro con Jan Fabre martedì 15 ottobre alle ore 12 al Maxxi. La mostra che sarà aperta fino al 16 Febbraio, ha un costo di 11 Euro con riduzione fino a 4 Euro. Una mostra che lascerà il segno!
Foto| Maxxi di Roma
