Arte e cultura
Primavera di Botticelli: l’analisi dell’opera
Il capolavoro è conservato alla Galleria degli Uffizi di Firenze e fa parte dei beni cosiddetti ‘inamovibili’

Realizzata per la Villa medicea di Castello, la “Primavera” di Sandro Botticelli è un dipinto tempera su tavola (203x314cm). L’opera è attualmente conservata nella Galleria degli Uffizi a Firenze e fa parte dei cosiddetti beni ‘inamovibili’, ovvero quei capolavori che per diversi motivi – tra cui l’estrema fragilità – non possono spostarsi dalla sede museale (anche se per ogni bene artistico esiste un diverso grado di ‘inamovibilità’).
La “Primavera” è una delle opere più famose del Rinascimento italiano, tra le più conosciute in tutto il mondo: la sua datazione è incerta, anche se si pensa risalga al 1482 circa, e secondo gli inventari della famiglia Medici si trovava nel Palazzo di via Larga.
In seguito, nel 1550, il Vasari riferisce di aver visto il quadro nella Villa di Castello accanto alla “Nascita di Venere”, per cui si presume sia stata spostato, e nel 1853 fu trasferito alla Galleria dell’Accademia fino ad arrivare alla location definitiva, gli Uffizi appunto (1919).
La prima interpretazione della “Primavera” fu realizzata da Adolph Gaspary (1888) e la descrizione di Aby Warburg (1893) è quella che è stata accettata da tutta la critica fino ai giorni nostri.
Botticelli ambientò l’opera in un bosco di aranci, forse un richiamo al giardino delle Esperidi: protagonisti sono nove personaggi, disposti su un tappeto erboso pieno di fiori. Il centro della scena è occupato da Venere.
Guardando l’opera da destra verso sinistra si vede il vento di primavera (Zefiro/Borea) che rapisce la ninfa Clori. Quest’ultima rinasce trasformata in Flora, la personificazione della primavera, rappresentata come una donna con indosso un abito fiorito. Flora sparge i suoi fiori mentre Cupido è immortalato in volo. Presenti nel quadro anche tre Grazie, impegnate in una danza, e Mercurio, che scaccia alcune nuvole con un bastone – il suo caduceo -.
