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Arte e cultura

Andy Warhol la biografia e la vita del pioniere della pop art

Andy Warhol, uno degli artisti contemporanei più famosi e apprezzati di sempre. Scopriamo di più sulla vita e l’arte del pioniere della pop art.

Andy Warhol è il pioniere della pop art, artista eclettico, visionario, regista e pittore, uno dei personaggi chiave del secolo scorso, ed uno tra i più importanti fondatori e fautori del movimento artistico della pop art. Andy nasce in un umido agosto del 1928, in un bilocale come tanti al 73 Orr Street di Pittsburgh, in Pennsylvania. I suoi genitori, immigrati dall’Europa dell’Est, Andrej e Julia Warhola, hanno avuto tre figli. Andy era il più piccolo.

La fortuna di Andrej Warhola (così si è chiamato l’artista fino al 1942, lo stesso anno in cui Andy è entrato al Liceo Schenley) e uno dei segreti del suo successo è stata proprio quella di avere un padre che anche se non benestante (al contrario) ha sempre creduto in lui, appoggiato in tutto e per tutto il figlio, gli studi artistici e le sue inclinazioni sin dalla prima infanzia.

Riconoscendo da subito il talento fuori dal comune di Andy, papà Andrej risparmia tutta la vita i soldi per pagare il college al giovane Warhol. Andy frequenta così -grazie ai pochi risparmi di famiglia- la Carnegie Institute of Technology (oggi Carnegie Mellon University) ottenendo in quattro anni il Bachelor of Fine Arts in Pictorial design, lavorando contemporaneamente part-time presso i grandi magazzini Horne.

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[img src=”https://media.artsblog.it/0/09d/andy-warhol-biografia-chi-era-cover-2-620×350.jpg” alt=”” height=”404″ title=”Andy Warhols” class=”alignnone size-blogoextralarge wp-image-58637″]

Dopo gli studi Andy si trasferisce nel cuore brulicante di persone e idee della Big City, New York. Il suo primo grande successo avviene nel mese del suo compleanno, appena arrivato nella Grande Mela, ad agosto del 1949, quando la redazione della nota rivista di moda Glamour gli chiede di illustrare un articolo intitolato “Il successo è un lavoro a New York”. E da questo primo passo nel mondo dell’illustrazione editoriale nasce il mito, quello che continua oggi.

I suoi primi schizzi e disegni venivano frequentemente esposti al Serendipity 3, un locale di tendenza in quegli anni, situato nell’Upper East Side di Manhattan. La sua prima mostra personale invece, viene allestita solo nel 1952, alla Hugo Gallery di New York, ed espone quindici disegni ispirati ai racconti di Truman Capote.

Nel 1955 Andy Warhol si può considerare già un grafico pubblicitario affermato. Lavora non solo per Glamour, ma anche per pilastri editoriali del fashion system tra cui Vogue, e Harper’s Bazar. Illustra libri di scrittori di fama, collabora a copertine di innumerevoli dischi, e fonda la Andy Warhol enterprises, nel 1957, per commercializzare e allo stesso tempo tutelare la sua firma d’autore.

Andy fa anche il vetrinista a tempo perso, e realizza la sua prima grande campagna pubblicitaria per il calzaturificio I Miller, e altri marchi di abbigliamento. Si inizia a far conoscere al grande pubblico per la creazione di disegni ad inchiostro che si caratterizzano per le forti variazioni di colore. Una delle tecniche artistiche che impiega è quella del riporto fotografico, lasciando su tela il colore tipico delle tinte industriali della stampa in offset, a vivo, un effetto artistico che ha contribuito ad esaltare il concetto auto-dissacratorio dell’arte di Warhol, enfatizzandone il procedimento volutamente meccanico.

I soggetti prediletti dall’artista in questo periodo sono i prodotti di massa della pop culture statunitense, la Coca- Cola su tutti, e i volti delle grandi star del circuito hollywoodiano, di fama mondiale, come la Diva, Marilyn Monroe, o il Re (quello del Rock), Elvis, e inizia una serie di lavori che passeranno alla storia. Il Barattolo di zuppa Campbell è uno dei soggetti preferiti di questa decade, un classico conosciuto oggigiorno da tutte le generazioni e un packaging che immediatamente rimanda all’arte di Warhol.

Gli anni sessanta secondo Warhol

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Nel 1962 il re della pop art inizia ad impiegare tutte le potenzialità della tecnica della serigrafia, tecnica che gli permette di riprodurre serialmente i simboli quotidiani dell’immaginario comune, uno specchio-caleidoscopico di immagini ben riconoscibili da ogni membro della società, icone simbolo dell’epoca in cui Warhol vive. Ma non solo.

L’artista affronta anche tematiche più complesse, come i Car Crash e la Electric Chair (la sedia elettrica). È in questo periodo che nasce la consapevolezza vera e propria del successo della corrente artistica della Pop Art, arte apparentemente comune e volutamente “banale”. Nel 1968 Valerie Solanis, spara ad Andy Warhol, e lo ferisce gravemente, ma Andy sopravvive.

Gli anni della Factory

[img src=”https://media.artsblog.it/5/573/andy-warhol-biografia-chi-era-cover-4-620×350.jpg” alt=”” height=”382″ title=”Andy Warhol” class=”alignnone size-blogoextralarge wp-image-58641″]

Alla fine dei tumultuosi sixties, Warhol ricomincia a dedicarsi con molta energia alla pittura, ma anche alla produzione di film e cortometraggi. Ormai la fama di Andy è consacrata. Dopo una delle più importanti mostre di Warhol andata in scena nel 1964, l’artista decide di dare vita ad rivoluzionaria fucina di pop art, un grande laboratorio e punto d’incontro, che passerà alla storia come la Factory. The Factory è la base operativa di Andy Warhol, uno studio frequentato da una combriccola di artisti e intellettuali irriverenti ed estremamente creativi; la Factory in breve diventa “il” posto dove trovarsi a New York.

Warhol continua ad ispirarsi per le sue opere a tutte le arti del visivo, in primis al cinema, ma anche ai fumetti, in special modo dopo aver conosciuto da vicino il lavoro di Roy Lichtenstein. Le contaminazioni da altri mondi sono sempre presenti nei lavori cult del pioniere della pop art. La scelta dei soggetti e degli oggetti si basa sugli emblemi di massa del suo tempo, i simboli del consumismo americano, immortalati nelle sue tele nell’attimo, regalando al pubblico delle future generazioni un vasto panorama della cultura di massa made in USA. L’intenzione dell’artista apparentemente non è però polemica, Warhol costruisce un registro-archivio per immagini di quella che è l’embrione della società dell’immagine globale e multimediale di oggi.

Per tutti gli anni ottanta continuano le performance di Andy Warhol, gli happening, le produzioni di video, i ritratti delle star di Hollywood e tanti altri progetti che toccano tutte le discipline dell’arte. Dopo aver terminato Last Supper, un’opera ispirata all’Ultima cena di Leonardo, Andy Warhol lascia improvvisamente il suo ormai vastissimo seguito di pubblico, un giorno banale e inspiegabilmente, a causa di una banale operazione chirurgica alla cistifellea. Era il 1987.

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Via | Biography.com, Warhol.org, Wikipedia, Warhol foundation



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