Attualità
A Settembre l’arte di Shozo Shimamoto a Milano: in mostra la libertà espressiva della pittura
L’arte di Shozo Shimamoto , tra performance e pittura, sarà in mostra a Milano da Settembre in un’antologica allo Studio Giangaleazzo Visconti, dove fino al 31 Gennaio 2014 verranno presentate 30 opere della sua carriera artistica.

L’artista affermò più volte di non aver mai avuto una proposta da spazi espositivi giapponesi, capiamo bene quale fortuna sia poterlo conoscere, ancora una volta, a nemmeno un anno dalla sua scomparsa proprio qui in Italia.
La vita era piena di problemi, ma la libertà è la chiave della felicità (Shozo Shimamoto)
In Italia, Shimamoto si sentiva libero: sentiva che le sue performances potevano essere comprese e non giudicate; possiamo pensare che per un attimo proprio questa libertà gli sarà sembrata simile al concetto Zen della verità, da lui tanto agognata. In mostra a Milano video delle più importanti performances e dagli anni 50 ad oggi. Potremo vedere a Milano da Hole (buco) del 1946, opera in cui l’artista rende irriconoscibile la carta per allontanarsi dall’idea di forma. Degli anni ’50 saranno opere con tecniche miste, prevalentemente su carta; degli anni ’60 e ’70 invece i Whirpools, i “vortici” che sperimentano la densità del colore attraverso l’utilizzo dell’imbuto. Non potevano mancare i Bottle Crasches dell’ultima fase di Shozo Shimamoto, acrilici lanciati sul pavimento che creano contrasti esplosivi di colore e opere delle azioni teatral/pittoriche realizzate nel a Punta Campanella (in Campania), Capri e Reggio Emilia.
Shimamoto nato a Osaka nel 1928 faceva parte dell’avanguardia giapponese. Fondò il Gutai movimento dell’arte concreta, in cui giovani artisti che avevano avviato un processo di ripensamento della tradizione pittorica, partendo dall’informale, piano piano se ne discostavano azzerandola. Precursore di molte correnti occidentali come la body art, la performance, dell’action painting, pioniere della Mail Art, negli anni del dopoguerra Shimamoto avviò una serie di “azioni artistiche” con bottiglie cariche di colore, facendole esplodere in grandi tele. Difficile non associare la sua pratica alla volontà di esorcizzare le vicende tragiche del periodo bellico, le bombe e la violenza. Shimamoto scoprì la potenza simbolica del gesto e della materia. Proprio come nelle più antiche scritture zen, in cui il movimento della linea racchiudeva il senso di una vicinanza con la parte spirituale dell’essere, così dipingere per Shimamoto sfruttando la fisicità e una gestualità spontanea, scopre tutto ciò che Fontana, Pollock, Hermann Nitsch, Jonh Cage scoprirono anni dopo.
Da molti soprannominato Guerriero di Pace perchè sostenitore del pacifismo che trasferiva simbolicamente nella volontà di liberare la materia dalle costrizioni, questo Nobel per la Pace mancato, ha esposto in tutto il mondo, credendo fermamente nella potenza dell’arte senza regole, che stupisce con spontaneità e che crea scenari curiosi e pieni di energia fuori dalle logiche dell’usuale.
Foto| Associazione Shozo Shimamoto, Tumblr, Exibart
