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Michelle Obama, da avvocato di successo a first lady ecologista

Una first lady sui generis Michelle Obama, più popolare e amata di suo marito Barack. Ex avvocato di successo, di origini umili, Michelle sta cercando di cambiare la mentalità degli americani in tema di salute e di ecologia. Ecco un suo ritratto

Che Michelle Obama non fosse arrivata alla Casa Bianca come “semplice” comparsa al fianco del marito Barack, si era capito fin da subito, fin dalla prima uscita pubblica dopo la vittoria del 2008 contro il candidato repubblicano John MacCain. Michelle aveva 44 anni, due figlie piccole, e un background di tutto rispetto quale avvocato di successo e attivista per i diritti e l’integrazione sociale dei giovani delle fasce più deboli.

Certo, Michelle in qualità di first lady, e per di più la prima “nera” (molto più del marito, “mezzo” bianco), aveva già i credits per il successo prima ancora che se ne conoscesse la personalità, ma non ci è voluto molto perché l’America se ne innamorasse indipendentemente dal suo status di moglie del Presidente.

Michelle ha stile, Michelle è dinamica, intelligente e spiritosa, Michelle è colta ma proviene da una famiglia umile, ha frequentato le migliori Università D’America (Princeton e la prestigiosa Facoltà di Giurisprudenza di Harvard che sforna gli “squali” dell’avvocatura statunitense), ma lo ha fatto grazie alle borse di studio. Michelle è l’incarnazione vivente del sogno americano, e del sogno “nero” americano. Michelle è una madre.

Dobbiamo tenere conto di questo, perché negli USA fa la differenza. Una first lady in carriera, che guadagna più soldi del marito (come accadeva quando Obama venne eletto Presidente per la prima volta), fa un po’ paura, è poco rassicurante. Ma se la donna in questione è così “furba” da rispondere, alla classica domanda un po’ piaciona: “Chi è Michelle Obama”?, che è “la madre di Malia e di Sasha”, allora la sua immagine ne esce rafforzata, diremmo inattaccabile.

Obama Family Portrait

Chi resiste ad una first lady simpatica, vitale, che coltiva l’orto, indossa abiti colorati e ama fare la madre a tempo pieno? Infatti Michelle piace talmente tanto che secondo molti analisti politici e sociologi dietro la rielezione di Barack Obama del 2012 c’è proprio la moglie. Il “fattore Michelle” determinante per il successo del marito, su questo concordano proprio tutti, avversari politici inclusi. Quando, in occasione dell’agguerrita campagna presidenziale precedente le elezioni, le due mogli parlarono (l’antagonista di Michelle era una “casalinga” di ferro, biondissima e molto wasp, Ann Romney, moglie dello sfidante repubblicano Mitt) in favore dei mariti, non ci fu partita.

Questa ragazzona alta un metro e 80, nata nel 1964 a Chicago da un impiegato comunale iscritto al Partito Democratico e da una madre segretaria, incontrò il futuro marito (un Obama con una gran chioma afro), presso lo studio legale Sidley & Austin dove aveva iniziato a collaborare come avvocato associato, e fu subito amore. In due, entrambi impegnati in politica e sostenitori della causa civile (Michelle entrare nello staff del sindaco di Chicago Richard Daley), si sposarono nel 1992.

President And Mrs. Obama Speak At Signing Of Healthy, Hunger-Free Kids Act

Il primo appuntamento di Michelle Robinson (questo il suo cognome da nubile) e del giovane di belle speranze Barack Obama? Al cinema, a veder “Fa’ la cosa giusta” di Spike Lee. E Michelle, di cose giuste, ne fece parecchie, ad esempio nel 1996 diventò “Associate Dean of Student Services” presso l’ Università di Chicago, con il compito di promuovere lo sviluppo del centro servizi comunitario, e nel 2002 iniziò a lavorare, sempre nel settore legale, per gli ospedali dell’Università di Chicago, e intanto metteva al mondo le sue due bambine.

Una delle qualità per cui Michelle Obama si fa apprezzare unanimemente è il grande e genuino entusiasmo con cui sostiene le sue cause, che sono tante e diverse. Non appena divenne first lady, ad esempio, cominciò a preoccuparsi della salute degli americani, scoprendo che molte malattie che riducono le aspettative di vita di uomini e donne di ogni ceto sociale, ma soprattutto di quelli meno abbienti, sono riconducibili all’obesità.

Che gli americani mangiassero davvero male, era cosa nota, ma Michelle non ci stava ad accettare questo stato di fatto come assodato e irreversibile, e decise di provare ad invertire la tendenza lanciando “Let’s Move” (del 2010), un progetto per promuovere la buona alimentazione e lo sport come sane abitudini di vita fin dall’infanzia.

Michelle Obama Marks Second Anniversary Of "Let's Move!" Initiative With Jimmy Fallon

Michelle iniziò a “sfruttare” la propria immagine vincente e la crescente popolarità per far conoscere il progetto, tanto da apparire nei più popolari talk show e programmi tv sulla salute, facendosi persino ammirare in tuta mentre esegue semplici esercizi ginnici adatti a tutti, da fare in casa. Non paga, Michelle ha creato un orto nel giardino della Casa Bianca che fa visitare alle scolaresche affinché i bambini imparino cosa sono gli ortaggi, come si coltivano, e perché fanno così bene alla salute. Michelle è un vulcano, è una forza della natura. Ma è anche una donna. Innamorata.

E quando, allo scoccare dei suoi 50 anni, cominciano a venire fuori velenosi pettegolezzi su una presunta relazione tra suo marito il Presidente, e la bellissima Beyoncé Knowles, cantante, attrice e soprattutto grande sostenitrice di Barack, gli americani tremano. Questa coppia non s’ha da scoppiare.

E infatti, Barack le organizza una festa di compleanno con i fiocchi, e i due appaiono innamorati e complici più che mai. A “danze” finite, quando Barack concluderà, nel 2016, il suo secondo mandato e non potrà più candidarsi, molti dicono che a succedergli, almeno in qualità di candidata democratica, dovrebbe e potrebbe esserci Hillary Clinton. Una donna, certo.

Che agli americani piace molto meno. Siamo abbastanza sicuri di una cosa, che se davvero questa candidatura dovesse concretizzarsi, Hillary dovrebbe essere talmente furba da farsi sostenere pubblicamente dalla signora Obama. “Il fattore Michelle” potrebbe, ancora una volta, rivelarsi determinante.

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