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Gravidanza

Gravidanza a rischio e retribuzione, ecco cosa fare

Quando ad una lavoratrice incinta venga diagnosticata una gravidanza a rischio, la legge ne tutela la salute garantendole comunque la retribuzione. Vediamo l’iter burocratico da seguire

[blogo-video provider_video_id=”uvobTtq6UxM” provider=”youtube” title=”Lavoro a rischio per la gravidanza? Mamma, sei tutelata fino al 7° mese del bambino” thumb=”” url=”http://www.youtube.com/watch?v=uvobTtq6UxM”]

Una donna in stato di gravidanza, lavoratrice dipendente o autonoma iscritta alla Gestione separata Inps, per legge deve astenersi obbligatoriamente dal lavoro per cinque mesi, ovvero i due prima del parto e i tre subito successivi alla nascita del bambino.

Questo periodo di tempo in cui la donna è in maternità e non lavora, riceve comunque la sua retribuzione regolarmente, di cui l’80% a carico dell’Inps, e il restante 20% spettante al datore di lavoro, che sia lo Stato o un privato.

I cinque mesi di astensione obbligatoria dal lavoro per maternità, però, possono allungarsi quando alla donna venga diagnosticata una gravidanza a rischio, condizione in cui, naturalmente, è bene che la futura mamma smetta di lavorare e segua un regime di totale riposo. Quali sono le situazioni di rischio in cui si può richiedere la maternità anticipata? Sono diverse. La normativa in merito, stabilita dal Ministero del Lavoro, prevede tre condizioni in particolare:

  • Problemi per la salute materna e rischio per il proseguo della gravidanza certificati e tali che non consentano alla madre di continuare a svolgere regolarmente le sue mansioni lavorative
  • Ambienti di lavoro o tipologia delle mansioni professionali incompatibili con la gravidanza perché non salutari
  • Tipologia di lavoro che esponga la futura mamma a rischio di aborto o parto prematuro perché troppo faticosi, debilitanti o a contatto con materiali e sostanze potenzialmente tossiche. Se non è possibile spostare la gestante ad una mansione più adeguata alle sue condizioni, si può richiedere la maternità anticipata

A proposito dell’iter burocratico da seguire, è presto detto. La gestante si rivolgerà alla Direzione provinciale del Lavoro competente e richiederà il modulo per la domanda di congedo anticipato. Lo compilerà e allegherà anche il certificato di gravidanza e un altro certificato redatto dal proprio ginecologo, in cui si attestano tutti i rischi per la salute di mamma e bebè.

Consegnata la domanda, la futura mamma riceverà una ricevuta in doppia copia, di cui la prima per la richiedente, e la seconda per il datore di lavoro. Tempo una settimana, e la domanda verrà approvata, consentendo alla gestante di trascorrere una serena gravidanza a casa fino a sette mesi prima della data prevista per il parto (ma naturalmente la domanda può essere inoltrata in qualunque momento). La retribuzione che viene garantita per il congedo di maternità anticipato è pari al 100%.

Foto| via Pinterest



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