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C’è una donna dietro al fenomeno viral del momento

Lei è Sara Critchfield ed è una giovane ed intraprendente esperta di comunicazione e media. Il suo merito? Essere la colonna portante di Upworthy, il magazine online che promette imparzialità e innovazione nel campo delle news, già fenomeno virale.

Non per essere noiose e citare sempre l’adagio della Lady di ferro Margaret Thatcher ma in effetti il tanto noto “se vuoi che qualcosa venga detto chiedi ad un uomo, se vuoi che qualcosa venga fatto chiedi ad una donna” è una regola aurea che non vale solo in politica. Esempio di ciò è la singolare storia di successo di Upworthy, magazine online e fenomeno virale che ha conquistato l’attenzione del mondo in pochissimo tempo. E indovinate, dietro a tutto ciò c’è una donna!

Lei si chiama Sara Critchfield ed è la giovane e talentuosa direttrice editoriale della testata in questione che mira a diventare il futuro del giornalismo. Perché? Perché Upworthy promette di essere imparziale, originale, talvolta irriverente, improntato sulla modernità e sulla velocità di scambio dati dei social network, fatto e scritto da persone appassionate del proprio lavoro e che si lasciano prendere da una sorta di “imput emotivo” che li lega ai propri lettori. E sembra che questa scelta sia stata decisamente vincente tanto che Fast Company ha giudicato Upworthy il sito multimediale con la crescita più rapida di tutti i tempi.

Philadelphia Weekly ha scambiato qualche battuta con Sara e noi vi riportiamo le parti più interessanti dell’intervista (per la versione integrale vi lasciamo il link a piè di pagina). La prima domanda che solletica tutti è sapere come la Critchfield abbia fatto a creare un impero multimediale di tale portata nel giro di due anni e come sia arrivata al progetto Upworthy. La risposta è semplice:

Beh, avevo lavorato nel settore non profit dal 2003. Nel 2011, ho risposto a un annuncio da MoveOn.org che si rivolgeva a stagisti interessati a lavorare ad “una rivista per l’era di Facebook.” Ho già avuto un lavoro a tempo pieno, ma ho pensato che sarebbe stata una sfida interessante. Così ho iniziato a dedicarmi al progetto da cui sarebbe poi nato Upworthy. Nei primi mesi del 2012 ho lasciato MoveOn con i fondatori, Eli Pariser e Peter Koechley, per contribuire a formare Upworthy come propria azienda. Abbiamo iniziato con 100 fan su Facebook, una grande idea e un sacco di scetticismo da terzi…

Ma poi la storia le ha dato ragione e Sara ha fatto carriera diventando direttrice editoriale. Ma cosa c’è davvero dietro al successo di questa testata?

Il marketing è uno strumento potente, ma troppo poche persone lo utilizzano correttamente. Upworthy si impegna continuamente ad utilizzare tecniche all’avanguardia per continuare ad avere l’attenzione puntata. Stimoliamo la curiosità dei lettori su argomenti che contano puntando sull’integrazione di contenuti e titoli di per sé accattivanti o strabilianti. Ad esempio l’1 per cento degli americani possiede il 40 per cento della nostra ricchezza totale, mentre il restante 80 per cento ha solo il 7 per cento che rimane. Questo concetto suscita sorpresa. Ma è anche un fatto che è necessario conoscere perché profondamente importante per la nostra società.

E in effetti un fine didascalico ed educativo Upworthy lo ha sempre avuto. Il vero successo di Sara e del suo team sta proprio nello spirito che anima la redazione e ovviamente il suo capitano. Non è un caso che la pagina Facebook della tostissima direttrice riporti fra le info che la riguardano alcune righe particolarmente significative:

Credo che il nostro mondo sia migliore quando eleviamo l’amore, la giustizia, la libertà e il rispetto come nostri valori più alti. Abbiamo trattato notizie e argomenti importanti su Upworthy.com in modo che anche altri possano diffondere lo stesso messaggio.

E guai a chiamare il team di Sara “giornalisti”, è la stessa Critchfield ha mettere i puntini sulle i:

Fin dall’inizio siamo stati molto chiari sul fatto che non siamo giornalisti e non siamo un’operazione giornalistica. Anche se so che questa affermazione può essere fonte di confusione, visto che i nostri contenuti possono somigliare molto ai classici modelli giornalistici. Ma la verità è che spesso le news dei notiziari si concentrano su ciò che è nuovo più che su ciò che è importante. Upworthy è l’opposto: noi diamo e daremo la precedenza sempre a ciò che ci sembra più importante[…].

Inoltre:

Mi preoccupo della psicologia della percezione visiva. Upworthy funziona solo con mezzi visivi: video, diagrammi, grafici, codici Tweet da incorporare, foto, etc. Il potere della comunicazione visiva è spesso trascurato (dai normali mezzi di comunicazione) o aggiunto come contorno. Ma per me, è sempre stato il corso principale.

E Sara di certo non le manda a dire. Quest’ultimo concetto sulla scarsa propensione dei mass media “datati” di non sfruttare al meglio la new technology e i social network è un vero punto dolente. Su Youtube abbiamo scovato un video in cui la Critchfield spiega come il blasonato New York Times sbagli nel suo approccio con Facebook. Non fatevi scoraggiare alla visione dalla mise un po’ eccentrica e molto marina di Sara: sotto al cappellino panama che le copre mezzo viso c’è un cervello sveglio e pensante.

E una bocca in grado di dire tutto sempre sfoggiando un sorriso smagliante. Insomma, dietro al ruolo di giovane donna in carriera qualcosa da dolce ragazza dell’Ohio è pur rimasto. Speriamo non cambi!

Via | Philadelphia Weekly
Foto | Facebook – Sara Critchfield



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